La Corte Costituzionale dovrà decidere se le pensioni saranno rivalutate il prossimo anno. Migliaia di pensionati attendono in apprensione.
Ogni anno, gli assegni pensionistici vengono rivalutati a seconda del tasso di inflazione registrato dall’ISTAT. In particolare, la rivalutazione coinvolge al 100% le pensioni fino a quattro volte il minimo, mentre la percentuale decresce dall’85% al 22% al crescere della cifra degli assegni.
In particolare, questo sistema (introdotto dal Governo Meloni) penalizza i pensionati che percepiscono una prestazione di importo superiore a quattro volte il trattamento minimo (pari a circa 2.395 euro) che, in alcuni casi, rischiano il blocco assoluto della rivalutazione.
La questione è stata recentemente sottoposta all’attenzione della Corte Costituzione da un ex dirigente scolastico, convinto che il meccanismo vigente comporti un taglio economico eccessivo e ingiustificato per alcune categorie di pensionati. La rivalutazione, infatti, non dovrebbe essere considerata un privilegio e, di conseguenza, non potrebbe essere negata. Quali saranno le conseguenze della decisione della Corte Costituzionale?
Rivalutazione delle pensioni: quali assegni potrebbero essere incrementati dal prossimo anno? Ecco la verità
I giudici costituzionali dovranno decidere se è lecito o meno applicare una riduzione della rivalutazione su determinati assegni pensionistici e, in particolare, quelli di importo maggiore a quattro volte il trattamento minimo.
L’attuale Governo ha stimato che, diminuendo i costi della rivalutazione, entro il 2032 verranno risparmiati 36 miliardi di euro. Tutto questo, però, si traduce in una vera e propria discriminazione nei confronti di alcuni pensionati. In realtà, già in passato alcuni Governi avevano deciso di tagliare la rivalutazione per recuperare finanze pubbliche.
Ma cosa succederebbe se la Corte Costituzionale dovesse bocciare le misure vigenti? Al momento, sembra remota la possibilità di un ritorno assoluto al vecchio meccanismo di rivalutazione, vigente fino al 2023, perché comporterebbe un eccessivo dispendio economico per le casse dello Stato (si parla di circa 6 miliardi di euro). Anche in precedenza, i giudici non avevano deciso a favore di un recupero degli importi negati in seguito al blocco della rivalutazione.
Quel che è certo, tuttavia, è che potrebbero esserci delle ripercussioni politiche derivanti dalla decisione della Corte Costituzionale. Per esempio, in seguito alla sentenza n. 234 del 2020, il legislatore è stato costretto a cambiare il sistema per gli assegni pensionistici più elevati. Per tale motivo, al Governo potrebbe essere imposto un cambio di programma per il 2025, in particolare per le pensioni di ammontare superiore a quattro volte il minimo (eccessivamente penalizzate).