Contro le città del traffico usare la bicicletta è una seria alternativa. Riduce il traffico, non inquina, da allegria e mantiene sani. così fanno a Ferrara, Ravenna, Modena, Livorno, Bolzano e in parte a Firenze. Così non fanno soprattutto a Roma e Milano.
Vediamo perché le due ruote, nonostante una buona legge, hanno poca fortuna nel Belpaese.
FERRARA. Il cartello stradale annuncia: “La città delle biciclette”, e nel capoluogo emiliano la usano proprio tutti. Li vedi con le sporte piene della spesa allacciate al manubrio oppure fermi a conversare, appoggiati sul telaio di una Bianchi nera, davanti alla cattedrale, o spediti sui marciapiedi e lungo le mura Estensi. I più giovani scelgono le sportive con cambi a leva, i quarantenni preferiscono le city-bike, le donne anziane usano la Graziella, comoda per fare shopping; mentre sindaco, assessori e consiglieri comunali vanno sulle bici blu. “Siamo un popolo di ciclisti”, scherza Gianni Stefanati, 42 anni, un ricercatore etnografico che dal 1995 dirige l’ufficio biciclette del comune.
Ci aspetta all’uscita del parcheggio auto con due bici, l’altra è per il fotografo Vittorio Giannella, e un invito: “Ferrara si scopre meglio pedalando”. Mai fatta un’intervista in sella, rispondo. E andiamo al sodo.”Ben l’89,5 per cento dei 132.000 ferraresi va in bicicletta”, spiega Stefanati. “E il 44 per cento la usa per fare la spesa e un terzo degli spostamenti complessivi in città sono fatti su bicicletta. Abbiamo 50 chilometri di piste ciclabili, costituiti da un cerchio di 10 chilometri intorno alle mura, e 7 piste radiali che collegano la periferia: due sono realizzate, le altre stanno per esserlo”. Ci sono più piste ciclabili di Milano (40 chilometri), ma non bastano a spiegare l’alto numero di persone che usa la bici, con percentuali superiori alle città olandesi (27 per cento rispetto al 33 ferrarese).
“La nostra è una città di pianura, dove da sempre si va in bicicletta. I nostri figli è la prima cosa che imparano a fare. Ne favoriamo l’uso perché è il modo più rapido per spostarsi in centro“, chiarisce l’entomologo Alessandro Bratti, assessore comunale alla mobilità. “La bici riduce il traffico, non inquina e tiene in forma, perciò da noi gode di una certa immunità. Il ciclista può andare contro i sensi unici, nelle strade a fondo chiuso, sui marciapiedi e ha gli stessi diritti dei pedoni nei 5 ettari di isola pedonale”.
Una dolce anarchia, che da buoni risultati? “Per andare a lavoro i ferraresi dopo l’auto, 63 per cento, usano la bicicletta, per quasi il 18 per cento: più di quattro volte la media nazionale, che è del 4. In città ci sono rastrelliere dove servono, davanti ai negozi come davanti alle stazioni di bus e treni. C’è una segnaletica efficiente e, all’interno della cinta muraria e nei 55 ettari di zona a traffico limitato (che raddoppieremo nei prossimi anni), ci sono, non solo rallentatori, cunette, cicloparcheggi, rampe e attraversamenti stradali per ciclisti, pompe pubbliche per gonfiarsi le gomme; ma anche limiti a 30 chilometri l’ora nelle zone residenziali. Sono interventi per dissuadere l’uso dell’auto”.
Si fanno iniziative ad hoc per favorire il turismo: 300.000 presenze l’anno nella città dell’arte. “La bici-card, per esempio, consente a chi visita Ferrara di lasciare l’auto in un parcheggio, prendere una bicicletta e usufruire di sconti in negozi, hotel, ristoranti, mostre e musei”, spiega l’architetto Andrea Veronese, 52 anni, assessore provinciale al turismo. “Oppure, presso gli hotel e i bed & breakfast, abbiamo le bici di cortesia date gratis ai clienti per spostarsi in città“. E puntualizza: “Le piste ciclabili servono soprattutto per collegare i piccoli centri e scoprire il territorio. Il nostro si è salvato dal boom industriale degli anni O50 e O60, e oggi la campagna, il Po, i borghi agricoli sono le risorse per favorire il turismo di qualità che va anche su due ruote. Così abbiamo previsto nel Piano territoriale della Provincia, la realizzazione di una rete di 985 chilometri di ciclopercorsi, di cui 350 già utilizzabili”.
Il 9 settembre, difatti, si inaugura la più lunga pista ciclabile d’Italia. Si snoda da Stellata di Bondeno fino a Gorino, lungo l’argine destro del Po. “Attraversa tutta la provincia di Ferrara, da ovest a est, fino al mare. È lunga 125 chilometri, pianeggianti e alla portata di tutti”, ci anticipa uno degli ideatori, Luigi Menegatti, 49 anni, responsabile della Lega nazionale ciclismo dell’Uisp: 52.000 tesserati in Italia. “L’avevamo pensata come pista di allenamento per futuri campioni. Oggi è divenuta patrimonio di allegre familiole e di appassionati del cicloturismo”.
Ferrara è un modello per l’Europa, e quasi un’eccezione per il resto d’Italia. Buoni esempi sono Ravenna, Mantova, Livorno, Bolzano: dove c’è il più alto numero di spostamenti in bici d’Italia, il 35 per cento, e poche piste ciclabili. “Hanno preso dei provvedimenti semplici, i sensi unici per le auto sono a doppio senso per le biciclette, e ci sono tantissimi cicloparcheggi“, spiega Augusto Castagna, coordinatore dell’Associazione nazionale città ciclabili, una lobby che coinvolge una trentina tra comuni, province e altri enti interessati alla ciclabilità.
Ultime della classe sono le grandi città. “A Roma ci sono solo due piste. La prima fu fatta per i mondiali di calcio del 1990, dal Flaminio ad Ottaviano. È lunga 14 chilometri e costò 14 miliardi. Durante la giunta Rutelli, si sono aggiunti altri 7 chilometri, con costi molto più contenuti, da ponte Sublicio a quello della Magliana, verso il mare”, sintetizza Maurizio Gubbiotti, presidente di Legambiente Lazio. “Il dato reale è che manca una rete di piste, dentro e fuori la città, che favoriscano l’uso della bicicletta. Mancano i percorsi, e quelli che ci sono non sono collegati e sono lasciati a se stessi”.
A Firenze sono attivi 18 chilometri di piste e altri 12 sono in via di realizzazione. “Ad aprile abbiamo inaugurato il percorso, ciclabile e pedonale, di sette chilometri che lungo l’asta dell’Arno, dalle Cascine arriva al parco dei Renai, nel comune di Signa”, dice Vincenzo Bugliani, assessore comunale al verde, professore in pensione e ciclista da sempre.
“Ma solo pochi tratti sono praticabili, vuoi per la sicurezza che manca (motorini, incroci, semafori), vuoi per la scarsa manutenzione”, puntualizza l’architetto Biagio Antonio Del Matto, responsabile di Città ciclabile, 800 associati. “Firenze è lunga 14,5 chilometri e larga 6,8. Sono distanze percorribili in bici, occorre favorire di più la mobilità su due ruote”.
Anche Milano è in forte ritardo per quantità di ciclopiste e mobilità ciclistica. “Da 10 anni non si fanno piste”, accusa Augusto Castagna. “Abbiamo solo il 3 per cento di spostamenti urbani su bicicletta e non si usano mezzi dissuasori, come previsto dal codice della strada, per rallentare il traffico e rendere più sicuri i quartieri, le scuole e chi va in bici“. È ottimista Luigi Riccardi, presidente della Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta): “C’è una buona legge, la n. 366 del 1998, che può fare il miracolo, a Milano come in tutt’Italia. Ma ha bisogno di più soldi per funzionare, altrimenti è come un’auto senza benzina. La prossima finanziaria dovrebbe stanziare almeno 400 miliardi. E a ottobre andremo dal Brennero fino a Roma, in bici, per ricordarlo ai nostri governanti”.
Aderiscono alla rete delle Cities for cyclists, 14 Stati e 33 città: Austria (Graz, Wiener Newstadt), Danimarca (Copenhagen, Kolding, Nakskov, Odense, Arthus), Belgio (Bruxelles, Gent, Kortrijk), Germania (Bremen, Hannover, Troisdorf), Finlandia (Oulu), Italia (Ferrara, Livorno, Ravenna, Rovereto), Lituania (Kaunas), Olanda (Apeldoorn, Groningen), Norvegia (Sandnes, Trondheim), Polonia (Gdansk), Gran Bretagna (Somerset, York), Spagna (Barcellona), Svezia (Halmstad, Varberg, Stoccolma) e Svizzera (Berna, Ginevra, Winterthur).
Uffici biciclette: a Ferrara, Z 0532 66547; a Milano, tel. 02 88468370.
FIAB, Mestre, tel. 041 921515, Internet www.fiab-onlus.it.
Associazione italiana città ciclabili, Milano, tel. 02 66981818,
Internet www.cittaciclabili.it, E-mail info@cittaciclabili.it.
European Cyclists’ Federation, Brussels. Internet www.ecf.com, office@ecf.com. Cities for Cyclists, Kopenhagen. Internet www.ecf.com/cfc, E-mail cfc@dcf.dk. Www.vasentiero.it è il sito per chi vuole pedalare in Italia e dintorni.
I principali Paesi a confronto.
OLANDA
16 milioni di biciclette
1.010 bici per 1.000 abitanti
1.019 km di percorrenza media annua per abitante
6.000 km di rete ciclabile prevista, di cui realizzata il 30 per cento
DANIMARCA
5 milioni di biciclette
980 bici per 1.000 abitanti
958 km di percorrenza media annua per abitante
3.665 km di rete ciclabile prevista, di cui realizzata il 100 per cento
ITALIA
25 milioni di biciclette
440 bici per 1.000 abitanti
168 km di percorrenza media anna per abitante 12.000 km di rete ciclabile
prevista, di cui realizzata il 10 per cento
FRANCIA
21 milioni di biciclette
367 bici per 1.000 abitanti 87 km di percorrenza media annua per abitante
8.000 km di rete ciclabile prevista, di cui realizzata il 20 per cento
GERMANIA
72 milioni di biciclette
900 bici per 1.000 abitanti
300 km di percorrenza media annua per abitante
35.000 km di rete ciclabile prevista. Non disponibile il dato sulla parte
realizzata
GRAN BRETAGNA
17 milioni di biciclette
294 bici per 1.000 abitanti
81 km di percorrenza media annua per abitante
16.000 km di rete ciclabile prevista, di cui realizzata il 50 per cento
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