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Mutuo, decisione shock della Cassazione: senza indicazione del divisore Euribor si riduce l’importo delle rate

La Corte di Cassazione ha chiarito cosa succede nel caso in cui nel contratto di mutuo non sia specificato il divisore per il tasso Euribor.

Stipulare un contratto di mutuo richiede sempre la valutazione di una serie di elementi, fondamentale per capire la convenienza dell’operazione e offrire garanzie sia alla banca mutuante sia al mutuatario richiedente.

Nuova decisione della Corte di Cassazione sul tasso Euribor (capitanoultimo.it)

Un elemento fondamentale è il cd. tasso Euribor, ossia il parametro di riferimento per stabilire il tasso di interesse applicato al mutuo. Poiché si tratta di un dato che può subire modifiche nel tempo, anche l’importo delle rate mensili del prestito potrebbe variare, sottoponendo gli interessati a rischi maggiori rispetto ai mutui a tasso fisso (che, appunto, rimane lo stesso per tutta la durata del rapporto).

Ma cosa succede se non viene indicato il divisore Euribor nel contratto di mutuo? La questione è stata affrontata, di recente, dalla Corte di Cassazione, che ha fissato un rivoluzionario principio. Vediamo cosa hanno deciso i giudici.

La banca deve restituire il denaro se non è indicato il divisore Euribor? Ecco la verità

Con la sentenza n. 20801 del 25 luglio 2024, la Corte di Cassazione ha chiarito quali sono le conseguenze della mancata specificazione del divisore (360 o 365 giorni) per la determinazione del tasso Euribor nei contratti di mutuo.

Cosa succede se non compare l’indicazione del tasso Euribor nei contratti di mutuo? (capitanoultimo.it)

In questi casi, il tasso di interesse sarebbe indeterminabile, proprio perché non c’è un elemento fondamentale, con il rischio di eccessiva discrezionalità da parte della banca. Per i giudici, ai sensi dell’art. 1346 del codice civile, tutte le clausole che coinvolgono gli interessi devono essere chiare e determinate.

Di conseguenza, deve essere stabilito in maniera precisa il riferimento del periodo relativo al tasso di interesse (ad esempio, 6 mesi) e del divisore utilizzato (ossia 360 giorni, per l’anno commerciale oppure 365 giorni, per l’anno solare). La mancanza di tale informazione fa sì che la clausola sia incompleta e, dunque, nulla.

Per la Corte di Cassazione, tuttavia, la nullità può essere sanata applicando quando sancito dall’art. 117, comma 7, lett. a), del Testo Unico Bancario (TUB), ossia fissando in maniera automatica un tasso sostitutivo minimo BOT, senza la necessità di richiesta da una delle parti coinvolte.

Quali sono le implicazioni di tale principio? Che il piano di ammortamento del prestito sarà rideterminato sulla base del tasso minimo BOT e, dunque, la banca dovrà restituire al richiedente le somme pagate in eccesso rispetto al tasso sostitutivo. Si tratta di una decisione fondamentale, perché assicura la chiarezza dei termini contrattuali dei tassi di interesse e tutela maggiormente i mutuatari.

Antonia Festa

Sono una giurista, grande appassionata del mondo classico, di letteratura, politica, musica, teatro e cinema, divoratrice di serie TV. Sono socia di una compagnia di teatro amatoriale e ho curato la sezione 'Intrattenimento' per un giornale online, recensendo film e spettacoli televisivi e teatrali. Attualmente, lavoro come web content writer, occupandomi soprattutto di temi di natura previdenziale ed economica, che mi permettono di coltivare e approfondire il mio interesse per il diritto.

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